5. La finanza etica

5. La finanza etica

Da oltre quarant’anni il mondo della finanza fa notizia per storie di scandali, di bolle speculative e rovinosi crolli. Pensando alla borsa e agli istituti finanziari, i personaggi che ci vengono in mente sono spregiudicati brokers alla Gordon Gekko o The Wolf of Wall Street, uomini senza alcuna moralità disposti a tutto pur di raggiungere il successo e la ricchezza. Anche su riviste e giornali le banche non fanno certo una bella figura: fallimenti, salvataggi onerosi da parte dei governi, reati di varia natura ormai non stupiscono più nessuno. Ciò che è certo è che poco o nulla si è fatto a livello nazionale, europeo e globale per regolamentare il mondo della “finanza casinò”; Ma non c’è da stupirsi, il settore finanziario è ricco e potente ed ha tutti i mezzi per influenzare l’agire dei politici su tutti i livelli. In un modo o nell’altro sono sempre risparmiatori e contribuenti a pagare il conto per le follie speculative del settore finanziario. Un settore che oramai si è completamente distaccato dalla funzione sociale che dovrebbe svolgere, ovvero la funzione di motore dello sviluppo delle attività produttive. Una funzione sancita finanche dalla nostra costituzione all’articolo 47:

La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito. Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.

Cittadini in movimento per cambiare la finanza

Sin dagli anni 1970 alcuni cittadini, presa consapevolezza del fatto che il settore finanziario spesso non operasse per il benessere collettivo, hanno iniziato a porsi delle domande: a chiedersi ad esempio se pagare ai manager bonus milionari, speculare sul prezzo del grano o avere come unico obiettivo il raggiungimento del massimo profitto fosse un comportamento etico; a riflettere sul fatto che gli istituti finanziari non prendessero mai in considerazione le conseguenze ambientali e sociali della propria attività; a domandarsi se fosse possibile superare i misteri del segreto bancario e partecipare come soci e risparmiatori alla gestione delle banche. Dalle domande si è passati presto all’azione, con la nascita del movimento della finanza etica e di veri e propri istituti finanziari etici, diversi tra loro, ma che presentano alcune caratteristiche comuni. Prima di tutto non operano con i paradisi fiscali, non realizzano operazioni speculative, ma finanziano unicamente progetti nell’economia reale, e in particolare progetti con ricadute positive dal punto di vista sociale e ambientale. Alcuni istituti finanziari etici si sono specializzati in prestiti per l’efficienza energetica e le energie rinnovabili, altri sono legati alla cooperazione sociale, alla solidarietà internazionale, all’agricoltura biologica e ad altri settori ad alto impatto socio-ambientale. Operano con la massima trasparenza, in particolare rendendo pubblico, tramite i loro canali di comunicazione (online e offline), l’elenco completo dei finanziamenti e dei prestiti concessi ad associazioni, cooperative e imprese.

La Finanza etica

Per chiarirci le idee su cosa si intenda esattamente per Finanza Etica sarà utile leggere i principi espressi nel Manifesto della Finanza etica, redatto dall’Associazione Finanza Etica[1] nel 1998:

La finanza eticamente orientata:

1. Ritiene che il credito, in tutte le sue forme, sia un diritto umano.

2. Considera l’efficienza una componente della responsabilità etica.

3. Non ritiene legittimo l’arricchimento basato sul solo possesso e scambio di denaro.

4. E’ trasparente.

5. Prevede la partecipazione alle scelte importanti dell’impresa non solo da parte dei soci ma anche dei risparmiatori.

6. Ha come criteri di riferimento per gli impieghi la responsabilità sociale e ambientale.

7. Richiede un’adesione globale e coerente da parte del gestore che ne orienta tutta l’attività.

È dunque ora chiaro che la Finanza Etica abbia come obiettivo l’uso del denaro come mezzo e non come scopo, avendo a riferimento la persona umana. Ed è proprio nel solco di questi principi e valori che il movimento della Finanza Etica dalla fine degli anni ‘70 si è sviluppato in Europa e in Italia, prima con la costituzione delle mutue di autogestione ed inseguito con la nascita nel 1999 di Banca Etica, un istituto bancario a tutti gli effetti, interamente dedicato al finanziamento di organizzazioni le cui attività sono orientate al bene comune.

Il riconoscimento da parte del parlamento

L’importanza della finanza etica in Italia è stata riconosciuta anche dal parlamento con l’inserimento nella legge di bilancio 2017 di un articolo dedicato alla finanza etica, primo riconoscimento legislativo del settore. La finanza etica, presente ormai in Italia da oltre 20 anni, dimostra ogni giorno che è possibile tenere insieme partecipazione; orientamento sociale e ambientale degli investimenti; atteggiamento non speculativo e gestione di complessità bancaria e finanziaria, dando così il suo contributo all’equilibrio e alla stabilità di tutto il sistema economico e finanziario. Ognuno di noi può impegnarsi in prima persona per cambiare il mondo della finanza, preferendo agli istituti bancari tradizionali banche locali come le banche di credito cooperativo o le banche etiche, ed impegnarsi nelle attività dei numerosi comitati e associazioni che lottano per una regolamentazione del mondo finanziario.

[1] L’Associazione Finanza Etica, costituita e promossa dalle principali realtà italiane coinvolte sin dalla fine degli anni ’70 nella promozione del risparmio solidale in Italia, è stata attiva in Italia tra 1994 e 2004 e raggruppava i principali operatori di finanza “alternativa”, “critica”, “solidale” (come le Mag e Banca Etica).

Libri:

➔ Non con i miei soldi di Baranes, Biggeri, Tracanzan, Vago, Altreconomia, 2016.
➔ «Dobbiamo restituire fiducia ai mercati». (Falso!) di Andrea Baranes, 2014.

4. Finanza e speculazione

4. Finanza e speculazione

  1. Noi e la finanza, storia di una relazione complicata. Non ci stancheremo mai di ripeterlo: le attività finanziarie hanno un ruolo fondamentale nelle società contemporanee: ambiziosi progetti infrastrutturali e grandi fabbriche così come piccoli negozi e abitazioni non potrebbero mai vedere la luce senza il supporto delle banche. Per questo motivo, uno dei compiti dei governi dovrebbe essere proprio quello di assicurare il corretto funzionamento e la stabilità del settore finanziario. Purtroppo però, e penso non ne sarete sorpresi, non va sempre così… Ci sarà utile sfogliare le pagine di un qualsiasi libro di storia per rendercene conto. Iniziamo dagli anni 1920. Era da poco finita la prima guerra mondiale, gli Stati Uniti ne erano usciti vincitori e la borsa di New York faceva fare affari d’oro a chiunque. In molti erano in preda a quella che potremmo chiamare euforia finanziaria, centinaia di migliaia di persone comuni, che di finanza capivano ben poco, s’indebitavano per acquistare azioni ed altri prodotti finanziari. I controlli erano pochi o inesistenti e nessuno pensava che un giorno la bolla sarebbe potuta scoppiare. Di fatti quando questo avvenne, nel 1929, giornali, economisti, politici e investitori dell’ultima ora rimasero sconcertati. La crisi economica che ne seguì investì il mondo intero e fece danni enormi, paragonabili a quelli della Grande guerra.
  2. C’era una volta una finanza al servizio della collettività. La situazione era disperata: disoccupazione altissima, povertà, crollo della produzione industriale; presa coscienza della situazione, alcuni politici lungimiranti si convinsero che fosse necessario lavorare alla costruzione di un sistema di regole stringenti per evitare il ripetersi di tali catastrofi. In quasi tutti i paesi occidentali, nel giro di 15 anni furono istituiti degli organismi nazionali e internazionali il cui compito era proprio quello di controllare e regolare l’attività degli istituti finanziari. Nuove leggi emanate dai governi misero un freno alle attività speculative e contribuirono a ridurre i rischi per risparmiatori e investitori. Per tanti anni, queste regole e sistemi di controllo funzionarono discretamente, lavorare nella finanza divenne un po’ noioso, si guadagnava un discreto stipendio ma era difficile fare affari milionari; in generale le persone si fidavano delle banche ed era veramente raro cadere in truffe o perdere i propri risparmi. Sono gli anni del Boom economico, anni in cui milioni di italiani ed europei hanno visto migliorare le proprie condizioni di vita e una radicale trasformazione della propria quotidianità. Gli storici concordano sul fatto che una delle ragioni di tale successo senza precedenti sia stata proprio la presenza di un settore finanziario al servizio dei cittadini e dell’economia reale.
  3. Il mito del libero mercato. Purtroppo questa non è una storia a lieto fine. Di fatti a partire dagli anni 1970, si fecero largo nell’opinione pubblica, tra i politici e nelle università, delle idee che gli esperti di economia chiamano “dottrine liberiste”.  Non erano certo idee nuove, anzi, da più di tre secoli queste idee circolavano tra salotti buoni e prestigiosi atenei, ma per un po’ di tempo erano rimaste nell’oblio, ad ammuffire nelle biblioteche. Ma che cos’è il liberismo? L’idea di fondo è che, se si rimuovono gli ostacoli all’attività di imprese, banche, liberi professionisti ecc..; il mercato, libero dalle catene, può esprimere tutte le sue potenzialità portando il massimo benessere possibile a tutti e regolandosi da solo, come per magia. Suddetti ostacoli, per capirci, sarebbero le leggi, le tasse e gli organismi di controllo e regolazione citati in precedenza. In effetti, bisogna proprio essere degli ottimisti per credere che sistemi economici così complessi come quelli moderni possano funzionare e regolarsi in autonomia. Pensate se idee simili si diffondessero al ministero dell’istruzione: nascerebbe una nuova scuola. La libera scuola, priva di maestre e professori, senza libri e compiti in classe, una scuola in cui ogni alunno è libero di studiare quanto e come vuole. Effettivamente sembra un sogno, ma potrebbe mai funzionare? Le idee liberiste però, in un modo o nell’altro, hanno conquistato i cuori e le menti dei politici e dei professori universitari, e così proprio negli anni 1970 furono intraprese le cosiddette “riforme” volte a liberare l’economia dalle sue catene: Il sistema bancario fu progressivamente privatizzato ed anche molti servizi pubblici essenziali furono aperti alla concorrenza (tra gli altri vale la pena citare quello delle telecomunicazioni, dell’energia e del trasporto ferroviario). Col passare degli anni sono stati ridotti i vincoli alla circolazione dei capitali tra i paesi, e questo bisogna ammetterlo è veramente un punto dolente. Di fatti oggi molte aziende e persone facoltose spostano agevolmente i loro patrimoni da un paese all’altro, principalmente con l’obiettivo di pagare meno tasse. Esistono ormai degli stati, chiamati “paradisi fiscali” la cui attività principale è proprio quella di accogliere denaro dall’estero, garantendo a imprenditori e miliardari riservatezza e una tassazione molto favorevole.
  4. E la finanza ricominciò la sua folle corsa. Una volta libero da vincoli e controlli, il settore finanziario è cresciuto enormemente e, contrariamente a quanto previsto dagli economisti liberisti, l’instabilità è diventata la regola. Questo processo prende il nome di finanziarizzazione: da quarant’anni si susseguono bolle e crisi rovinose con devastanti conseguenze per il sistema economico nel suo complesso. La speculazione, ovvero l’acquisto di prodotti finanziari con il solo obiettivo di guadagnare dalla oscillazione dei prezzi, è diventata l’attività principale degli istituti finanziari. Allo stesso tempo, imprese e cittadini incontrano sempre maggiore difficoltà a trovare le risorse finanziarie necessarie per realizzare progetti concreti. Un ribaltamento completo delle priorità, in cui la finanza non è più al servizio dell’economia reale, ma al contrario siamo noi tutti a pagare il conto per le follie speculative del settore finanziario.

LIBRI:

  • Breve storia dell’euforia finanziaria di John K. Galbraith.
  • I diavoli di Guido Maria Brera, 2015.

3. Il risparmio

3. Il risparmio

L’importanza del risparmio

Nella vita di tutti i giorni utilizziamo spesso la parola “risparmiare” riferendoci a situazioni diverse tra loro. Affermiamo di “risparmiare” quando decidiamo di mettere da parte dei soldi per acquistare una bici o fare una settimana di vacanze al mare, ma pensiamo di “risparmiare” anche quando troviamo delle offerte particolarmente vantaggiose al supermercato. In quest’ultimo caso non è proprio corretto parlare di risparmio, infatti se di offerta in offerta svuotassimo il nostro conto in banca, non potremmo certo dire di aver risparmiato.

Economisti e impiegati di banca non hanno dubbi in merito, quando parlano di risparmio si riferiscono a quella parte del reddito che le persone mettono da parte ogni mese per spese e imprevisti futuri. La formula è semplice: le entrate devono superare le uscite, di fatti però, di questi tempi, per molti, vedere il segno “+” sul proprio conto è davvero difficile. In ogni caso ognuno di noi dovrebbe provare a risparmiare ogni mese per raggiungere l’autonomia finanziaria e una certa tranquillità personale.

Se non si riesce a risparmiare, se si è fortunati si potrà ricorrere all’aiuto di familiari e amici in caso di spese non preventivate o particolarmente onerose, oppure toccherà rivolgersi alle banche per chiedere un prestito.

Mutui, prestiti e finanziamenti con i loro rispettivi tassi di interesse gravano sulle nostre spalle e riducono la nostra capacità di spesa, facendo crescere invece le nostre preoccupazioni.

Per quanto riguarda i mutui è inoltre importante ricordare che se abbiamo dei soldi da parte le banche sono spesso disposte a offrirci tassi di interesse più vantaggiosi. La logica è che se abbiamo dei risparmi diamo maggiori garanzie agli istituti di credito riguardo alla nostra capacità di restituire i soldi presi in prestito.

I principali prodotti e servizi finanziari

I prodotti e i servizi finanziari sono strumenti che permettono di semplificare la gestione del nostro denaro per le spese quotidiane, per risparmiare e investire. Qui di seguito troverai alcuni strumenti di grande utilità per ognuno di noi.

Il conto corrente

Il conto corrente è il servizio finanziario più importante, poiché ci permette di depositare i nostri risparmi, ritirarli quando ne abbiamo bisogno e soprattutto di poter accedere a numerosi altri prodotti e servizi. Prima di aprire un conto in banca vale la pena confrontare le offerte di diversi istituti per trovare quella che fa al caso nostro. E’ importante conoscere i costi di gestione, informarsi sulla solidità dei diversi istituti bancari e sulle politiche di investimento degli stessi: ci sono banche che investono in fabbriche di armi, aziende petrolifere e in imprese che non rispettano i diritti dei lavoratori; altre invece che si concentrano sullo sviluppo locale, l’agricoltura biologica e le imprese non profit; sta a noi decidere quale banca scegliere in base alle nostre esigenze e ai nostri valori di riferimento.

Carte di debito e carte di credito

Le carte di debito e di credito sono strumenti di pagamento elettronico ormai quasi indispensabili, che oggi tutte le banche offrono ai propri clienti. Anche in questo caso è importante controllare costi ed eventuali commissioni, in particolare bisogna fare attenzione agli acquisti effettuati con le carte di credito poiché le nostre spese vengono addebitate su conto corrente il mese successivo a quello dell’acquisto. Evento comune è perdere il controllo e spendere più di quanto si ha a disposizione sul proprio conto, quando questo accade possiamo avere dei problemi con la banca e essere costretti in alcuni casi a pagare delle salate commissioni. Quindi è importante tenere sotto controllo tutte le proprie spese cercando di evitare per quanto possibile di andare in rosso.

Il conto deposito

Il conto deposito è prodotto finanziario molto semplice, perfetto per chi vuole iniziare a guadagnare dai propri risparmi senza prendere troppi rischi. E’ una specie di salvadanaio collegato al nostro conto corrente dove possiamo depositare dei soldi che terremo fermi per un periodo di tempo definito, in cambio ci sarà garantito un piccolo interesse. Il rendimento del conto non dipende dalle fluttuazioni dei mercati finanziari ed inoltre è attivo un Fondo Indennizzo Risparmiatori che garantisce il rimborso del denaro investito fino a 100 mila euro in caso di fallimento della banca. Esistono due tipi di conto deposito, quello libero e quello vincolato. Nel primo caso i correntisti possono ritirare i soldi in ogni momento ma la banca può cambiare il tasso di interesse con cui remunera l’investimento, nel secondo caso invece non si può ritirare il proprio denaro per un lasso di tempo definito, il tasso d’interesse è fisso e in generale i guadagni sono maggiori. Benché si tratti di un prodotto molto sicuro, anche nel caso di apertura di un conto deposito bisogna valutare con attenzione costi di apertura, tasse, imposta di bollo ed eventuali altri costi.

Sul mercato esistono centinaia di altri prodotti e servizi finanziari, per noi cittadini è davvero difficile orientarsi poiché non abbiamo gli strumenti per capire quale sia il livello di rischio di questo o quel prodotto, le possibilità di guadagno o il tipo di garanzia. Per queste ragioni è fondamentale informarsi, evitare prodotti troppo complessi, e avere consapevolezza delle conseguenze delle nostre scelte in ambito finanziario sull’ambiente e la società nel suo insieme.

2. Banche e finanza

2. Banche e finanza

  1. Che cos’è la finanza?

Quando parliamo di finanza ci riferiamo essenzialmente a tutte le attività che riguardano lo scambio di un bene particolare: il denaro. Esiste infatti un “mercato del denaro” dove entra in contatto chi ha soldi con chi ne ha bisogno. Come al mercato ortofrutticolo troviamo contadini e fruttivendoli, al “mercato del denaro” troviamo investitori, risparmiatori e banchieri. Come il fruttivendolo ha la sua ragion d’essere nel mettere in contatto i contadini e i consumatori, così le banche mettono in contatto investitori e risparmiatori con chi ha bisogno di soldi. Possiamo quindi riassumere così: le banche sono intermediari tra chi in un dato momento ha risorse finanziarie in eccedenza e chi ne ha bisogno per realizzare i propri progetti imprenditoriali o personali.

2.Il ruolo delle banche nell’economia

Per il loro ruolo di mediatori, gli istituti bancari si trovano in una posizione di cruciale importanza:  essi decidono quali progetti finanziare, dove investire, a chi prestare soldi. Possiamo dire che in un certo senso le banche prendono decisioni sul futuro di noi tutti. Infatti, sono organizzazioni che hanno un vantaggio competitivo enorme rispetto a qualsiasi altra impresa, perché si occupano della custodia e distribuzione di un bene senza il quale il sistema economico non potrebbe funzionare: i soldi.

Le banche però ricoprono anche altri ruoli, uno dei più importanti è quello di gestire tempi e rischi. Facciamo un esempio per chiarirci le idee: se una banca concede a qualcuno un mutuo, prima di tutto deve definire i tempi, le somme e il tasso d’interesse da applicare per la restituzione del prestito (le cosiddette rate). Dopodiché deve sperare, rata dopo rata, mese dopo mese, magari su un periodo di 20 anni che quella persona rimborsi il prestito. Quindi è chiaro che è proprio la banca a definire i tempi dei flussi di denaro in entrata e uscita e a farsi carico del rischio di insolvenza del debitore.

3. Come funzionano le banche

Pochi sanno che le banche sono obbligate a tenere solo una parte molto limitata dei nostri risparmi sotto forma di contanti o su dei conti speciali presso la banca centrale. Questa piccola percentuale di denaro che non viene investita o data in prestito a nessuno si chiama “riserva frazionaria”.

La maggior parte dei nostri soldi, invece, non sono in un deposito o un caveau, ma utilizzati dalle banche per concedere prestiti e investire.

Facciamo un esempio: se depositiamo 1000 € in banca e la riserva frazionaria obbligatoria è del 3%, la banca può prendere 970 € dei nostri soldi e prestarli a qualcuno. Ciò non toglie che, in ogni momento noi correntisti (persone che hanno un conto corrente presso una banca) manteniamo il diritto di ritirare la totalità dei 1000 € precedentemente depositati.

Com’è possibile? La banca presta 970 € dei nostri soldi a qualcun altro ma noi possiamo comunque ritirare i nostri 1000 € in ogni momento?

E’ proprio così, bisogna tenere presente che le banche hanno migliaia di clienti, e la maggior parte di essi ritira solo poche centinaia di euro al mese dai propri conti correnti.

Quindi le banche, pur impiegando la maggior parte dei soldi depositati dai correntisti, hanno quasi sempre abbastanza denaro liquido per quei clienti che vogliono ritirare la totalità dei propri risparmi.

Il rischio però è sempre dietro l’angolo: se d’improvviso tutti i correntisti decidessero di ritirare i propri risparmi, le banche si troverebbero nell’impossibilità di ripagarli (in questo caso parliamo di “stato di insolvenza”). In tali situazioni, per evitare fallimenti e crisi a catena, la banca centrale può intervenire prestando dei soldi alla banca in difficoltà.

Molti ritengono che imporre una percentuale di riserva frazionaria più alta permetterebbe di ridurre i rischi di insolvenza; ma in ogni caso, per evitare corse agli sportelli, è fondamentale conservare la fiducia dei correntisti.

Il meccanismo della riserva frazionaria può sembrare oscuro o finanche fraudolento, ma non dobbiamo dimenticare che il ruolo delle banche è proprio quello di far circolare la moneta tra risparmiatori e i produttori.  E che per continuare a pagare stipendi, affitti e macchinari anche le banche devono ottenere un qualche ricavo: per esempio richiedendo il pagamento di un interesse alle persone a cui prestano i soldi.

4. Come usano i nostri soldi le banche?

Noi correntisti spesso non sappiamo come e dove sono investiti i nostri soldi o a chi sono stati prestati. Magari ad una famiglia che vorrebbe acquistare una casa o ad una azienda che ha bisogno di acquistare macchinari costosi; Oppure potrebbero essere stati utilizzati per finanziare attività controverse come la produzione di bombe a mano o per acquistare titoli finanziari molto complicati e rischiosi, contribuendo così all’instabilità del sistema finanziario e a pratiche speculative. Sorge allora spontanea la domanda: noi correntisti possiamo essere informati su come vengono utilizzati i nostri soldi? Come fare per cambiare le cose? Avremo modo di rispondere a queste domande nei prossimi moduli.

Libri:

         La guida eretica alla finanza globale di Brett Scott, 2018.

         Non con i miei soldi di Baranes, Biggeri, Tracanzan, Vago, Altreconomia, 2016.

         Il valore dei Soldi di Ugo Biggeri, Paoline, 2014.

1. La moneta

1. La moneta

1. Che cos’è la moneta?

Da migliaia di anni gli esseri umani utilizzano alcuni oggetti come mezzo di scambio: esempi illustri sono il sale, il riso, le conchiglie, il bestiame e soprattutto i metalli preziosi.

Oro, argento e bronzo e tanti altri metalli sono stati utilizzati in giro per il mondo da persone di ogni età, religione e cultura come moneta corrente; nel tempo li abbiamo preferiti alle conchiglie o al sale perché non deperivano velocemente ed era possibile dividerli in parti più o meno piccole (dai lingotti alle monetine). Negli ultimi secoli poi abbiamo visto la comparsa di banconote, cambiali, assegni e altre monete “di carta” che hanno affiancato i metalli come mezzo prediletto di scambio.

Oggigiorno, pur continuando ad utilizzare banconote e monete di metallo, in molti utilizzano strumenti virtuali come mezzo di scambio: carte di credito, di debito, portafogli digitali, pagamenti NFC da smartphone sono sempre più diffusi.

In un modo o nell’altro ogni giorno noi tutti utilizziamo il denaro, istintivamente sappiamo come servircene per soddisfare i nostri bisogni. Tuttavia, vale la pena ricapitolare quale sono esattamente le sue funzioni:

1. La moneta è innanzitutto un mezzo di scambio, ovvero lo strumento attraverso il quale acquisire un bene o un servizio: ad esempio, quando andiamo al mercato, scambiamo alla cassa le nostre monete e banconote con una certa quantità di frutta e verdura.

2. Allo stesso tempo la moneta è misura del valore, ci permette infatti di assegnare ad ogni bene o servizio, oggetto di scambio, un preciso valore quantitativo. Bisogna però fare attenzione a questo concetto di ‘’misura di valore’’, perché il valore di una cosa non è dato solo dal costo per produrla (mano d’opera e materiali), ma anche dai significati, psicologici e sociali, che quella cosa può avere per noi consumatori. Ad esempio, quando andiamo a comprare un paio di scarpe da ginnastica, la nostra scelta non è puramente razionale; siamo infatti influenzati dalla pubblicità e dal valore simbolico legato al possesso di un bene di questa o quella marca.

3. Infine il denaro ha la funzione di riserva di valore, poiché è un bene che tende a conservare il suo valore nel tempo: è molto più semplice conservare la ricchezza accumulata sotto forma di denaro, magari sotto il materasso o su di un conto in banca, invece di acquistare tonnellate di grano da immagazzinare da qualche parte. L’unico fenomeno da tenere sott’occhio, poiché genera una diminuzione del valore della moneta, è l’inflazione; per inflazione si intende un aumento generalizzato dei prezzi delle cose e i servizi che compriamo.

2. Chi stampa le banconote e conia le monete? Ogni Stato dà ad una o più istituzioni alcuni compiti fondamentali per garantire la stabilità dell’economia nazionale e della moneta: tra questi compiti troviamo il monopolio assoluto della produzione delle banconote, il conio delle monete di metallo, l’azione di contrasto alla contraffazione. In quasi tutti i paesi del mondo questi compiti sono svolti dalla banca centrale nazionale. In Italia l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato conia le monete in Euro per conto del Ministero dell’Economia e delle Finanze; la Banca d’Italia invece emette le banconote in euro e si occupa della loro distribuzione sul territorio nazionale.

Vale la pena ricordare che il contante (ovvero l’insieme di monete e banconote) rappresenta solo circa il 3% del denaro scambiato tra le persone in Italia. Infatti, come accennato in precedenza, la quasi totalità del denaro in circolazione e degli scambi è oggi virtuale.

Ormai sono davvero in tanti ad usare carte di credito e bancomat; ma facciamo un esempio per chiarirci le idee sul “denaro virtuale”: quando dal panettiere paghiamo con la nostra carta bancomat 1 € per una pagnotta, non facciamo altro che inviare un messaggio alla nostra banca, dando l’ordine di trasferire la somma di 1 € dal nostro conto a quello del panettiere. Sul registro collegato al nostro conto corrente verrà segnato “-1 €” mentre su quello del panettiere “+1 €”. Questo tipo di transazioni non comporta alcun movimento materiale di banconote o monete di metallo; come appena visto, cambiano solo delle cifre su un foglio di calcolo, è per questo che parliamo di “denaro virtuale”.

È importante ricordare che queste transazioni sono possibili grazie al lavoro svolto dalle banche, esse infatti hanno la responsabilità di controllare e aggiornare il saldo dei conti correnti di tutti i cittadini.

3. Anche le banche possono creare moneta? Sì, le banche possono creare moneta ogni volta che prestano dei soldi a un’azienda o a un singolo cliente: la moneta viene creata accreditando una somma sul conto corrente della persona o società cui è stato concesso il prestito. In questo caso si parla di moneta commerciale.

4. Il denaro è convertibile in oro? No, il denaro oggi non è più convertibile in un’altra forma ricchezza. Dal 1971, anno in cui il presidente degli Stati Uniti Richard Nixon sospese la convertibilità in oro del dollaro, non esiste più nessuna relazione diretta tra moneta e metalli preziosi depositati alla banca centrale come garanzia. Oggi dunque la moneta è puramente una convenzione e non ha nessun corrispettivo materiale: il denaro esiste e circola perché noi tutti lo accettiamo come mezzo di scambio, misura del valore e riserva di ricchezza.

5. Il bitcoin è una moneta come tutte le altre? Fai molta attenzione, il Bitcoin non è una moneta come tutte le altre. Si tratta di una criptomoneta, ovvero un complesso prodotto virtuale creato da esperti di crittografia, la cui circolazione non è regolamentata dallo Stato. Di fatto è un prodotto speculativo ad alto rischio, utilizzato spesso per il commercio di merci e servizi illegali. Il suo valore è molto instabile, per questa ragione l’investimento in bitcoin e nelle altre criptomonete è sconsigliato a persone poco esperte o con limitate risorse finanziarie.

6. Nell’Unione Europea l’unica moneta in circolazione è l’Euro? No, su 28 stati membri dell’UE, 19 hanno adottato l’euro tra il 2002 e il 2015. Gli altri 9 stati continuano ad utilizzare le loro rispettive valute nazionali; ad esempio in Polonia si utilizzano gli Złoty ed in Svezia le Corone.

LIBRI: Se vuoi approfondire il tema della Moneta e la sua storia:

  • Debito. I primi 5000 anni di David Graeber, il saggiatore, 2011.
  • La natura della moneta di Geoffrey Ingham, Fazi Editore, 2016. Moneta: Dai buoi di Omero ai Bitcoin (Universale paperbacks Il Mulino) 2019