5. La finanza etica

Da oltre quarant’anni il mondo della finanza fa notizia per storie di scandali, di bolle speculative e rovinosi crolli. Pensando alla borsa e agli istituti finanziari, i personaggi che ci vengono in mente sono spregiudicati brokers alla Gordon Gekko o The Wolf of Wall Street, uomini senza alcuna moralità disposti a tutto pur di raggiungere il successo e la ricchezza. Anche su riviste e giornali le banche non fanno certo una bella figura: fallimenti, salvataggi onerosi da parte dei governi, reati di varia natura ormai non stupiscono più nessuno. Ciò che è certo è che poco o nulla si è fatto a livello nazionale, europeo e globale per regolamentare il mondo della “finanza casinò”; Ma non c’è da stupirsi, il settore finanziario è ricco e potente ed ha tutti i mezzi per influenzare l’agire dei politici su tutti i livelli. In un modo o nell’altro sono sempre risparmiatori e contribuenti a pagare il conto per le follie speculative del settore finanziario. Un settore che oramai si è completamente distaccato dalla funzione sociale che dovrebbe svolgere, ovvero la funzione di motore dello sviluppo delle attività produttive. Una funzione sancita finanche dalla nostra costituzione all’articolo 47:

La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito. Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.

Cittadini in movimento per cambiare la finanza

Sin dagli anni 1970 alcuni cittadini, presa consapevolezza del fatto che il settore finanziario spesso non operasse per il benessere collettivo, hanno iniziato a porsi delle domande: a chiedersi ad esempio se pagare ai manager bonus milionari, speculare sul prezzo del grano o avere come unico obiettivo il raggiungimento del massimo profitto fosse un comportamento etico; a riflettere sul fatto che gli istituti finanziari non prendessero mai in considerazione le conseguenze ambientali e sociali della propria attività; a domandarsi se fosse possibile superare i misteri del segreto bancario e partecipare come soci e risparmiatori alla gestione delle banche. Dalle domande si è passati presto all’azione, con la nascita del movimento della finanza etica e di veri e propri istituti finanziari etici, diversi tra loro, ma che presentano alcune caratteristiche comuni. Prima di tutto non operano con i paradisi fiscali, non realizzano operazioni speculative, ma finanziano unicamente progetti nell’economia reale, e in particolare progetti con ricadute positive dal punto di vista sociale e ambientale. Alcuni istituti finanziari etici si sono specializzati in prestiti per l’efficienza energetica e le energie rinnovabili, altri sono legati alla cooperazione sociale, alla solidarietà internazionale, all’agricoltura biologica e ad altri settori ad alto impatto socio-ambientale. Operano con la massima trasparenza, in particolare rendendo pubblico, tramite i loro canali di comunicazione (online e offline), l’elenco completo dei finanziamenti e dei prestiti concessi ad associazioni, cooperative e imprese.

La Finanza etica

Per chiarirci le idee su cosa si intenda esattamente per Finanza Etica sarà utile leggere i principi espressi nel Manifesto della Finanza etica, redatto dall’Associazione Finanza Etica[1] nel 1998:

La finanza eticamente orientata:

1. Ritiene che il credito, in tutte le sue forme, sia un diritto umano.

2. Considera l’efficienza una componente della responsabilità etica.

3. Non ritiene legittimo l’arricchimento basato sul solo possesso e scambio di denaro.

4. E’ trasparente.

5. Prevede la partecipazione alle scelte importanti dell’impresa non solo da parte dei soci ma anche dei risparmiatori.

6. Ha come criteri di riferimento per gli impieghi la responsabilità sociale e ambientale.

7. Richiede un’adesione globale e coerente da parte del gestore che ne orienta tutta l’attività.

È dunque ora chiaro che la Finanza Etica abbia come obiettivo l’uso del denaro come mezzo e non come scopo, avendo a riferimento la persona umana. Ed è proprio nel solco di questi principi e valori che il movimento della Finanza Etica dalla fine degli anni ‘70 si è sviluppato in Europa e in Italia, prima con la costituzione delle mutue di autogestione ed inseguito con la nascita nel 1999 di Banca Etica, un istituto bancario a tutti gli effetti, interamente dedicato al finanziamento di organizzazioni le cui attività sono orientate al bene comune.

Il riconoscimento da parte del parlamento

L’importanza della finanza etica in Italia è stata riconosciuta anche dal parlamento con l’inserimento nella legge di bilancio 2017 di un articolo dedicato alla finanza etica, primo riconoscimento legislativo del settore. La finanza etica, presente ormai in Italia da oltre 20 anni, dimostra ogni giorno che è possibile tenere insieme partecipazione; orientamento sociale e ambientale degli investimenti; atteggiamento non speculativo e gestione di complessità bancaria e finanziaria, dando così il suo contributo all’equilibrio e alla stabilità di tutto il sistema economico e finanziario. Ognuno di noi può impegnarsi in prima persona per cambiare il mondo della finanza, preferendo agli istituti bancari tradizionali banche locali come le banche di credito cooperativo o le banche etiche, ed impegnarsi nelle attività dei numerosi comitati e associazioni che lottano per una regolamentazione del mondo finanziario.

[1] L’Associazione Finanza Etica, costituita e promossa dalle principali realtà italiane coinvolte sin dalla fine degli anni ’70 nella promozione del risparmio solidale in Italia, è stata attiva in Italia tra 1994 e 2004 e raggruppava i principali operatori di finanza “alternativa”, “critica”, “solidale” (come le Mag e Banca Etica).

Libri:

➔ Non con i miei soldi di Baranes, Biggeri, Tracanzan, Vago, Altreconomia, 2016.
➔ «Dobbiamo restituire fiducia ai mercati». (Falso!) di Andrea Baranes, 2014.