4. Finanza e speculazione

  1. Noi e la finanza, storia di una relazione complicata. Non ci stancheremo mai di ripeterlo: le attività finanziarie hanno un ruolo fondamentale nelle società contemporanee: ambiziosi progetti infrastrutturali e grandi fabbriche così come piccoli negozi e abitazioni non potrebbero mai vedere la luce senza il supporto delle banche. Per questo motivo, uno dei compiti dei governi dovrebbe essere proprio quello di assicurare il corretto funzionamento e la stabilità del settore finanziario. Purtroppo però, e penso non ne sarete sorpresi, non va sempre così… Ci sarà utile sfogliare le pagine di un qualsiasi libro di storia per rendercene conto. Iniziamo dagli anni 1920. Era da poco finita la prima guerra mondiale, gli Stati Uniti ne erano usciti vincitori e la borsa di New York faceva fare affari d’oro a chiunque. In molti erano in preda a quella che potremmo chiamare euforia finanziaria, centinaia di migliaia di persone comuni, che di finanza capivano ben poco, s’indebitavano per acquistare azioni ed altri prodotti finanziari. I controlli erano pochi o inesistenti e nessuno pensava che un giorno la bolla sarebbe potuta scoppiare. Di fatti quando questo avvenne, nel 1929, giornali, economisti, politici e investitori dell’ultima ora rimasero sconcertati. La crisi economica che ne seguì investì il mondo intero e fece danni enormi, paragonabili a quelli della Grande guerra.
  2. C’era una volta una finanza al servizio della collettività. La situazione era disperata: disoccupazione altissima, povertà, crollo della produzione industriale; presa coscienza della situazione, alcuni politici lungimiranti si convinsero che fosse necessario lavorare alla costruzione di un sistema di regole stringenti per evitare il ripetersi di tali catastrofi. In quasi tutti i paesi occidentali, nel giro di 15 anni furono istituiti degli organismi nazionali e internazionali il cui compito era proprio quello di controllare e regolare l’attività degli istituti finanziari. Nuove leggi emanate dai governi misero un freno alle attività speculative e contribuirono a ridurre i rischi per risparmiatori e investitori. Per tanti anni, queste regole e sistemi di controllo funzionarono discretamente, lavorare nella finanza divenne un po’ noioso, si guadagnava un discreto stipendio ma era difficile fare affari milionari; in generale le persone si fidavano delle banche ed era veramente raro cadere in truffe o perdere i propri risparmi. Sono gli anni del Boom economico, anni in cui milioni di italiani ed europei hanno visto migliorare le proprie condizioni di vita e una radicale trasformazione della propria quotidianità. Gli storici concordano sul fatto che una delle ragioni di tale successo senza precedenti sia stata proprio la presenza di un settore finanziario al servizio dei cittadini e dell’economia reale.
  3. Il mito del libero mercato. Purtroppo questa non è una storia a lieto fine. Di fatti a partire dagli anni 1970, si fecero largo nell’opinione pubblica, tra i politici e nelle università, delle idee che gli esperti di economia chiamano “dottrine liberiste”.  Non erano certo idee nuove, anzi, da più di tre secoli queste idee circolavano tra salotti buoni e prestigiosi atenei, ma per un po’ di tempo erano rimaste nell’oblio, ad ammuffire nelle biblioteche. Ma che cos’è il liberismo? L’idea di fondo è che, se si rimuovono gli ostacoli all’attività di imprese, banche, liberi professionisti ecc..; il mercato, libero dalle catene, può esprimere tutte le sue potenzialità portando il massimo benessere possibile a tutti e regolandosi da solo, come per magia. Suddetti ostacoli, per capirci, sarebbero le leggi, le tasse e gli organismi di controllo e regolazione citati in precedenza. In effetti, bisogna proprio essere degli ottimisti per credere che sistemi economici così complessi come quelli moderni possano funzionare e regolarsi in autonomia. Pensate se idee simili si diffondessero al ministero dell’istruzione: nascerebbe una nuova scuola. La libera scuola, priva di maestre e professori, senza libri e compiti in classe, una scuola in cui ogni alunno è libero di studiare quanto e come vuole. Effettivamente sembra un sogno, ma potrebbe mai funzionare? Le idee liberiste però, in un modo o nell’altro, hanno conquistato i cuori e le menti dei politici e dei professori universitari, e così proprio negli anni 1970 furono intraprese le cosiddette “riforme” volte a liberare l’economia dalle sue catene: Il sistema bancario fu progressivamente privatizzato ed anche molti servizi pubblici essenziali furono aperti alla concorrenza (tra gli altri vale la pena citare quello delle telecomunicazioni, dell’energia e del trasporto ferroviario). Col passare degli anni sono stati ridotti i vincoli alla circolazione dei capitali tra i paesi, e questo bisogna ammetterlo è veramente un punto dolente. Di fatti oggi molte aziende e persone facoltose spostano agevolmente i loro patrimoni da un paese all’altro, principalmente con l’obiettivo di pagare meno tasse. Esistono ormai degli stati, chiamati “paradisi fiscali” la cui attività principale è proprio quella di accogliere denaro dall’estero, garantendo a imprenditori e miliardari riservatezza e una tassazione molto favorevole.
  4. E la finanza ricominciò la sua folle corsa. Una volta libero da vincoli e controlli, il settore finanziario è cresciuto enormemente e, contrariamente a quanto previsto dagli economisti liberisti, l’instabilità è diventata la regola. Questo processo prende il nome di finanziarizzazione: da quarant’anni si susseguono bolle e crisi rovinose con devastanti conseguenze per il sistema economico nel suo complesso. La speculazione, ovvero l’acquisto di prodotti finanziari con il solo obiettivo di guadagnare dalla oscillazione dei prezzi, è diventata l’attività principale degli istituti finanziari. Allo stesso tempo, imprese e cittadini incontrano sempre maggiore difficoltà a trovare le risorse finanziarie necessarie per realizzare progetti concreti. Un ribaltamento completo delle priorità, in cui la finanza non è più al servizio dell’economia reale, ma al contrario siamo noi tutti a pagare il conto per le follie speculative del settore finanziario.

LIBRI:

  • Breve storia dell’euforia finanziaria di John K. Galbraith.
  • I diavoli di Guido Maria Brera, 2015.